Questo itinerario è la seconda parte del viaggio alla scoperta dei  luoghi dove si è svolta la prima guerra mondiale e riguarda il fronte lungo la valle del fiume Isonso teatro delle alcune più cruente battaglie combattute con l’Austria tra le quali anche la battaglia di Caporetto

 

 Giro delle trincee - Secondo anno il fronte dell’Isonzo 

Mezzo Safarywais Nairobi su Ford Transit 2500 D
Equipaggio Daniele, Daniela e Alessio
Km percorsi 1800 C.a 
Intineraio Aquileia, Redipuglia, Gorizia, Kobarid (Caporetto), Bovec  (Plezzo),  Predil,. Laghi di Fusine, P.sso di Monte Croce Carnico, Timau , Palmanova  , Ancona
 
Primo giorno Sabato :  Ancona – Aquileia.- Redipuglia - Gorizia
Partiamo alle ore 8.00 da Ancona con meta Aquileia. Viaggio tranquillo con arrivo attorno alle ore 10 all’area di sosta vicino alla basilica tranquilla e ben collocata, vicino alla basilica e al sito archeologico, tappe obbligatorie per la visita alla città.
Vista l’ora rimandiamo la visita alla basilica al primo pomeriggio e iniziamo la visita alle rovine della città romana e del il porto fluviale. Si inizia il percorso dal foro romano per poi proseguire con un comodo sentiero ciclabile con i resti dell'antico porto fluviale, del quale sono ancora rimasti intatti i moli e persino ancora osservabili i fori passacime per l'attracco delle navi, con il sepolcreto, i pavimenti in mosaico e le fondazioni di case (fondi Cal ed ex Cossar), con la via sacra e le sue statue, con i mercati, con le mura di difesa, con il grande mausoleo ecc.
 
 
Con nostro disappunto tutte queste vestigia non sono curate come dovrebbero e la qual cosa si ripeterà spesso nella nostra visita alle bellezze turistiche italiane.
La visita dura meno del previsto e ci rechiamo subito alla basilica per la visita ai mosaici bizantini magnificamente conservati alla cripta e al percorso sotterraneo di recente apertura .
La basilica patriarcale di Santa Maria Assunta è il principale edificio religioso di Aquileia, antica chiesa cattedrale del patriarcato di Aquileia, i mosaici descrivono scene del vecchio e del nuovo testamento le storie di Giona allusi, il buon pastore, la lotta tra il gallo e la tartaruga, eccetera. 
 
 
 
Frequente è anche la raffigurazione musiva del nodo di Salomone, in uno stato di conservazione eccezionale sia per ampiezza, che per completezza delle scene e interesse iconografico e da soli meritano la visita alla città di Aquileia.
Il percorso sotterraneo, la “Cripta degli Scavi" gira attorno alla basilica e alle fondamenta del campanile e descrive la storia della costruzione e della Basilica paleocristiana
Primo incontro con le tracce della grande guerra il cimitero degli eroi tutto intorno alla basilica, alcune centinaia di tombe di caduti decorarti al valor militare, tante vite  le tante giovani vite “sacrificate” per la gloria della patria.
Partenza alle ore 13 dopo aver pranzato con destinazione il Sacrario di Redipuglia e la parte del fronte sul Carso che ha ispirato le poesie di Ungaretti,  San Michele.
Arrivati nel piazzale antistante il sacrario vediamo che non è permessa la sola sosta giornaliera, del sacrario notiamo che non è, allora decidiamo di fare una visita veloce sia al del sacrario e del colle di S. Elia vecchio sito del cimitero di guerra.
Anche se non è la prima volta che ho visitato il sacrario il colpo d’occhio è sempre emozionante e mi immagino l’impressione che deve riservare al neofita visitatore.
Le tombe sono allineate in 22 gradoni come se i caduti fossero schierati in una eterna parta, Qui sono sepolti c.a 40000 soldati noti e altri 60000 ignoti. 
 
 
 
Anche qui non si sa per quale motivoil museo del sacrario è chiuso.
Visitiamo poi il colle Sant’Elia dove sono in mostra una grande quantità di armi usate durante la guerra e sono state conservate delle postazioni di artiglierie e mitragliatrice così come all’epoca, Tutta l’area è stata convertita a parco del “ricordo” o della “rimembranza” gallerie, trincee, crateri, munizioni inesplose e nidi di mitragliatrice sono stati conservati sul sito a ricordo della guerra.
Cerchiamo di fare una visita al sacrario dei caduti austriaci ma per difficoltà di parcheggio e l’inclemenza del tempo con abbondante pioggia ci fa desistere.
Facciamo tappa a San Michele al Carso dove abbiamo percorso una parte della via dei cippi, ma dato che sia il museo che i percorsi sotterranei  sono chiusi e il tempo continua ad essere inclemente non ci resta che trasferirci a Gorizia dove pernottiamo nell’area di sosta.
 
 
 
Secondo giorno visita alla città di Gorizia 
In mattinata optiamo per la visita al castello di Gorizia, maniero che svetta su di un cole sopra al centro storico. Dalle mura possiamo dominare tutta la vallata dell’Isonzo, all’interno è stato allestito un museo dove è proposta tutta la storia della città, interessante l’arredamento d’epoca e la mostra fotografica della grande guerra.
Visitiamo il centro storico con il duomo e la chiesa di S. Ignazio, torniamo al camper e ci dirigiamo al sacrario che però lo troviamo chiuso, è domenica pomeriggio, facciamo un giretto nei dintorni e scopriamo un posto bellissimo.
L’Ara Pacis di Medea, un sacrario militare eretto nel 1953 a ricordo di tutti i caduti delle guerre su di un colle che spazia tutta la pianura dell’Isonzo.
In questo monumento sono contenuti tutti i campioni di suolo e di acqua dove sono state combattute delle battaglie di tutto il mondo, è mal segnalato  merita una visita. Torniamo  a Gorizia e pernottiamo. 
 
 
 
Quarto giorno Gorizia – Kobarid (Caporetto)
Partenza da Gorizia per raggiungere Cividale del Friuli, area di sosta piccola ma vicina al centro storico, visita d’obbligo al tempietto longobardo e al Ponte del Diavolo, ad una delle numerose pasticcerie per comprare la “Cubana”, un dolce tipico del luogo, veramente buono.
Partenza alle ore 11 con direzione la frontiera slovena, si risale parte della valle dell’Isonzo che in questo punto ricorda molto le nostre valli appenniniche con monti poco elevati e boschi fino alle cime.
Il fiume inizia ad avere una colorazione tipica, man mano che si risale verso la sorgente le acque si colorano di un verde-azzurro sempre più intenso fino ad arrivare a toccare le sfumature turchesi.
Mangiamo lungo la strada in una piazzola di sosta prima di passare la frontiera che ora risulta solo una indicazione stradale visto che anche la Slovenia ha aderitola il trattato di Maastricht.
A Kobarid non esistono aree di sosta ma soltanto alcuni campeggi, noi pernotteremo in quello più vicino al centro e che sembra anche il più attrezzato Il Karen.
Ci resta un po’ di tempo per fare una visita al centro di Kobarid, al Sacrario e al Museo della Battaglia di Caporetto.
Il  museo è molto ben articolato e  organizzato, tra modelli di armi e uniformi, è ricostruita la vita al fronte e tutte le vicende che hanno costituito la battaglia di Caporetto tristemente famosa per la rotta italiana, ma qui è specificato che non fu una e vera e propria disfatta sul campo, in quanto tutta la battaglia durò ben tre giorni, è tutto il resto della organizzazione delle retrovie che non funzionò, ciòè in poche parole non arrivarono i nostri a rinforzo
Ci sistemiamo in un bello lo spiazzo alberato e molto tranquillo in compagnia di altri equipaggi belgi con cui però la conversazione non è stata molto proficua visto la particolarità della lingua, fiamminga e poco francese.
Quinto giorno:  Mercoledì - Escursione lungo l’itinerario storico di Kobarid e trasferimento a Bovec
Il tempo è buono, all’ufficio informazioni del campeggio ci muniamo di cartina dei luoghi e partiamo lungo il percorso storico che ripercorre ad anello la linea difensiva italiana lungo l’Isonzo, le vecchie rovine risalenti al medio evo del villaggio di Tonocov Grad, posto sopra uno sperone di roccia che domina tutta la valle, e le cascate Koziak formate un affluente dell’Isonzo. 
Quest’ultime offrono un singolare spettacolo in quanto scorrono dentro delle grotte molto suggestive e colorate di verde dal colore della acque.
 
 
 
Nel percorso di ritorno si possono visitare delle fortificazioni italiane della seconda linea difensiva efficacemente ristrutturate.
Tutto il percorso dopo c.a 6 ore di cammino e di soste “tecniche” finisce nei pressi del centro di Kobarid al  ponte Napoleone così chiamato in quanto si dice che abbia permesso il passaggio delle truppe dirette verso Il Predil.
Dato che ancora è presto ci trasferiamo a Bovec.
Nel tragitto andiamo a visitare le fortificazioni del Colovrat, luogo dove uno sconosciuto Tenente tedesco di Nome Rommel ebbe il battesimo del fuoco nel fronte italiano.
La strada per arrivare in cima al monte anche se tutta asfaltata e stretta ed in salita (alcuni punti oltr il 15%) e mette a dura prova il motore del nostro camper.
Quassù passa anche il confine tra L’Italia a e la Slovenia, una volta Jugoslavia, e ancora si possono vedere oltre alle fortificazioni della prima guerra mondiale con trincee e gallerie anche le vecchie postazioni delle guardie di confine.
Nota poco edificante, la parte slovena delle fortificazioni è tenuta molto bene mentre la parte italiana si distingue per l’incuria e le indicazioni poco curate.
Arrivati a Bovec il tassametro ci ruba parecchi euro senza darci lo scontrino, per evitare discussioni con la milizia a mattino presto prima del controllo toglieremo le tende. 
 
Sesto giorno Bovec – Predil – laghi di Fusine
Partenza ore sette, con destinazione il forte di Coelo, postazione austriaca a controllo di tutta la piana di Bovec.
In circa 2 ore si arriva al forte, qui le postazioni sono molto ben restaurate in special modo i percorsi in trincea e le caverne dove era posizionata una batteria al riparo delle artiglierie italiane, curiosa anche la cucina ricavata nella roccia.
Ripartiamo alla volta dell’Italia attraverso il passo di Predil e raggiungiamo il paese omonimo in tarda mattinata per la visita alla miniera di Zinco.
La visita è fissata per il pomeriggio così andiamo a mangiare al lago, questo è di uno strano colore verde tendente al blu cobalto colorazione dovuta ai minerali disciolti nell’acqua, proprio un bello spettacolo.
Per la visita guidata siamo i primi e unici alle 14.30  puntuali, il trenino ci porta nelle viscere della terra, per noi non è la prima esperienza di una visita in una grotta ma qui è tutto diverso in quanto la guida molto preparata e ci spiega la dura vita dei minatori e dei sacrifici che questi dovevano fare tutti i giorni per entrare e uscire dalle gallerie più profonde; un particolare ascensore alimentato ad acqua aveva una autonomia limitata e se si ritardava un po’ nelle viscere della terra, si doveva uscire a piedi o meglio a scale e fare 400 o 500 metri con scale a pioli non era una scherzo, circa 6 ore di salita.
 
 
Una curiosità, a 500 metri sottoterra al tempo della Jugoslavia correva il confine e tutti i giorni un finanziere e una guardia di confine slava aprivano e chiedevano un cancello per permettere ai minatori di entrare ed uscire dai cunicoli in quanto una galleria esce direttamente in territorio sloveno.
Questa galleria è stata usata anche durante la prima guerra mondiale per far affluire migliaia di soldati austriaci al fronte di Caporetto senza che  le spie italiane ne fossero a conoscenza, questo è stato un’altra delle cause della nostra sconfitta. 
Finita la visita andiamo ai laghi di Fusine (lago superiore ), breve passeggiata attorno al lago superiore per poi a nanna.
 
Settimo giorno Passeggiata nella conca del Monte Mangart
Dal lago superiore siamo partiti per una lunga escursione per la conca a di Fusine, una anfiteatro glaciale sotto la montagna del Mangart. In inverno la zona dei laghi di Fusine è uno dei posti più freddi di tutta Italia. Il posto è stupendo, il monte dolomitico si specchia nel lago verde. Il giro che abbiamo scelto è quello più lungo tra quelli proposti dalla cartina mostrata alla partenza del sentiero, e percorrerà tutta la conca. 
Partenza dal lago (912 m) con tappa intermedia al Rifugio Zacchi (138 m) traversata della foresta e ritorno al lago. Questo percorso ci ha permesso di apprezzare tutti gli ambienti che questa conca offre, dalla intricata foresta, ai nevai perenni, ai prati di alta quota, nota dolente non abbiamo visto animali se non nelle impronte sul terreno. 
Ci scutuliamo giù per il sentiero (dritto per dritto) e ritorniamo al lago superiore dove pernottiamo per la seconda volta.
 
Ottavo giorno Fusine passo di Monte croce Carnico – Timau
Partenza mattina presto con obiettivo il passo di monte Croce Carnico luogo dove si sono svolti numerosi eventi bellici nei primi anni di guerra dato che qui correva il confine tra l’Italia e l’Austria.
Vista la strada più corta ci dirigiamo in Austria attraverso il passo di Tarvisio. Lungo la strada notiamo delle indicazioni per le gole di Garnitzen vicino a Hermagor, ci fermiamo alla locale ATP per chiedere notizie e la strada per raggiungerle.
Svolta appena fuori l’abitato e si raggiunge l’inizio della gola.
La parcheggiatrice non parla italiano e ci dobbiamo accontentare di una guida in inglese del percorso.
Il sentiero lungo c.a 6 km con un dislivello di 500 m, corre in parte sul fondovalle e in parte su pereti attrezzate con funi di sicurezza e ponticelli. 
L’ambiente è suggestivo: il verde dei boschi di latifoglie e abeti, fa da contrasto alle spettacolari pareti rocciose, alle innumerevoli pozze d’acqua azzurra, cascate e forre.
 
 
 
L’ultimo tratto di salita è in parte esposto, non adatto a chi soffre di vertigini, qui ci fermiamo perchè non abbiamo l’attrezzatura adatta per la prosecuzione in una ferrata impegnativa perciò ritorniamo al parcheggio 
Il tempo inizia ad essere inclemente, piove e fa freddo, partenza e raggiungiamo il passo in serata. Il luogo è deserto, e un po’ inquietante, le uniche costruzioni, una caserma della finanza alcuni chioschi di souvenir alcuni ristoranti sono chiusi vista l’ora.
C’è un altro camper posteggiato, ci affianchiamo e decidiamo di pernottare qui.
Faccio un giro nei dintorni per vedere come organizzare una eventuale escursione ma le indicazioni che ci forniscono le tabelle in loco non sono molto incoraggianti in quanto viene richiesto attrezzatura da alta montagna, il tempo permane brutto, piove e ci sono nuvole basse, brutto segno per la prossima giornata.
 
Nono giorno Passo di Monte Croce Carnico – Timau
Sveglia con comodo, occhiata al tempo che rimane inclemente, e fuga a valle.
Ci fermiamo all’area di sosta di Timau, piccolo centro alpino subito sotto il passo,  sperando che il tempo migliori nelle prossime ore. 
Facciamo la conoscenza con una altro equipaggio di Udine esperta dei luoghi con cui ci confrontiamo con le notizie scaricate da internet e ci convinciamo che il posto è si interessante ma molto impegnativo dal punto di vista escursionistico così ci consoliamo con il fare una passeggiata nel borgo piccolo ma tranquillo.
Nel pomeriggio facciamo una passeggiata nei dintorni, con la visita al sacrario dei caduti della grande guerra.
 
 
 
Il tempo continua ad essere molto brutto, torniamo al camper per una mezza giornata di relax con la speranza di un miglioramento del tempo che non avviene, pernottiamo.
 
Decimo giorno Timau -  Palmanova - Ancona
Il tempo è sempre più brutto, le nuvole basse non ci permettono di vedere in quota e con nostro rammarico decidiamo di far ritorno a casa in anticipo, salutati i nuovi amici, facciamo rotta per Palmanova la città stellata .
Parcheggiamo a ridosso delle mura in uno stallo pubblico e iniziamo la visita la centro storico.
La città è nata quale fortezza veneziana con l’intento di proteggere i confini settentrionali della repubblica veneta. Particolare per la sua pianta architettonica a forma di stella a 9 punte innovazione bellica straordinaria per l’epoca.
Di notevole interesse sono le fortificazioni, le porte aperte in direzione dei principali centri abitati dell’epoca, Cividale, Udine  e Aquileia. La piazza centrale è a pianta esagonale e il duomo è il migliore esempio di architettura veneziana in Friuli.
Curiose le statue ai lati della piazza le quali commemorano alcuni tra i personaggi più importanti della città , queste che sono state più volte rimaneggiate a seconda dei potenti che di volta in volta hanno erano al governo.
 
 
Mangiamo presso il parcheggio e partiamo nostro malincuore con tappa a casa che raggiungiamo a serata inoltrata.
Per finire con il brivido all’altezza di Cesena va in tilt l’impianto elettrico del camper, facciamo gli ultimi chilometri del viaggio all’imbrunire con le sole luci di posizione anteriori e i retronebbia funzionanti. Sani e salvi a casa alle ore 21.
L’ultima parte dell’itinerario riguarderà la parte del fronte centrale e ovest ovvero il Pasubio , la valle dell’Adige per finire poi al passo del Tonale, viaggio condotto nell’estate del 2012.